Acquedotti romani
Nel trattato “De aquaeductu urbis Romae” (“Gli acquedotti della città di Roma”) Frontino, nel 97 d.C., scrisse che la costruzione degli acquedotti rappresentò “la più alta manifestazione della grandezza di Roma”. Dal 312 a.C. alla città affluì un’enorme quantità di acqua potabile, non più solo del Tevere, ma dalle sorgenti e dai pozzi cittadini, cosa che le valse il titolo di “regina aquarum”.
L’inizio dell’acquedotto (“caput aquae”) era costituito da un bacino di raccolta formato da una diga nel caso di presa diretta da un fiume, o da un sistema di pozzi e cunicoli che convogliavano le acque in un unico canale, nel caso di sorgenti sotterranee. All’inizio e alla fine dell’acquedotto sorgevano le “piscinae limariae”(camere di decantazione) dove l’acqua subiva un processo di purificazione attraverso il deposito di particelle grossolane e impure. Iniziava poi lo “specus”, un canale di pietra o muratura foderato di cocciopesto, misto di calce e laterizi (tegole o anfore), con la giusta graduale pendenza che garantisce lo scorrimento delle acque. Il percorso era per lo più sotterraneo, salvo quando attraversava valli e corsi d’acqua, in cui si appoggiava a muri di contenimento o su arcuazioni. In ogni caso erano presenti dei cippi lapidei numerati, posti a 70 m l’uno dall’altro, per indicare la presenza del condotto dal quale occorreva rispettare specifiche distanze: 1,45 m se sotterraneo e 4,5 m se in superficie. L’acquedotto terminava con una costruzione a torre, contenente camere di decantazione ed una vasca dalla quale veniva distribuita, in modo costante, l’acqua attraverso le condutture urbane. Talvolta la torre presentava una vera e propria fontana monumentale. Esisteva un apposito ufficio (“Statio Aquarum”) che provvedeva a mantenere puliti ed efficienti gli impianti, sorvegliava la regolare distribuzione delle acque. L’ufficio si trovava nella “Porticus Minucia Vetus”, l’attuale Area Sacra di largo di Torre Argentina.
L’acquedotto più antico, ”Aqua Appia”, fu costruito nel 312 a.C. dal censore Appio Claudio Cieco che creò la via che da lui prese il nome, via Appia.
“Anio Vetus” risale al 272 a.C. e fu costruito dai censori Manio Curio Dentato e Flavio Flacco, deve il suo nome al fiume Aniene da cui originavano le acque.
“Aqua Marcia” fu eretto per volere del pretore Quinto Marcio Re nel 144 a.C.
“AquaTepula” venne realizzato dai censori Gneo Servilio Cepione e Lucio Cassio Longino nel 125 a.C.
“Aqua Iulia” fu creato da Agrippa nel 33 a.C. in onore di Augusto.
“Aqua Virgo” fu voluto sempre da Agrippa nel 19 a.C. per alimentare le sue terme.
“Aqua Alsietina” venne eretto da Augusto nel 2 a.C.
“Aqua Claudia” fu iniziato da Caligola nel 38 d.C. e terminato da Claudio nel 52 d.C.
“Anio Novus” venne voluto da Caligola nel 38 d.C. e ultimato da Claudio nel 52 d.C. ma, avendo già dato il suo nome all’Aqua Claudia, lo dedicò all’Aniene apponendo l’appellativo “novus” e “vetus” a quello già presente dal 272 a.C.
“Aqua Traiana” fu creata dall’imperatore Nervia Ulpio Traiano nel 109 d.C.
“Aqua Alexandrina” venne costruita nel 226 d.C. dall’imperatore Alessandro Severo. Nel XVI secolo fu riutilizzato da Papa Sisto V per la realizzazione dell’acquedotto Felice.