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II giorno: Da Plaça de Catalunya al mare

Percorrere La Rambla, quando si visita Barcellona, è d’obbligo. Basta lasciarsi trascinare dal flusso ininterrotto di gente e avvolgere dall’impressionante energia che quella moltitudine emana, spingendo a procedere, senza sosta, considerando anche la totale assenza di panchine. L’unico modo per godere di un attimo di riposo è consumare seduti ai tavoli dei tanti bar e ristoranti lungo la via.

Guardandosi attorno, ciò che si scorge sono i lampioni in ferro battuto dalle linee raffinate e seducenti, i palazzi di varie epoche storiche, gentilmente alternati a quelli ultramoderni, le incantevoli chiese come la Iglesia de Nuestra Señora de Belén (in catalano, Església de la Mare de Déu de Betlem), le caratteristiche piazzette che, di tanto in tanto, lateralmente, si aprono con la loro magica bellezza, come quella sulla sinistra, circondata da portici, dedicata a Cristoforo Colombo, totalmente occupata da tavolini ed eleganti ombrelloni che offrono riparo dal caldo, tuttora piuttosto soffocante.

Procedendo ancora verso il mare, sulla destra, si incontra il tipico Mercat St Josep - La Boqueria (aperto tutti i giorni, eccetto la domenica, dalle 8.00 alle 20.30) che, con i suoi suoni seducenti, i colori sgargianti e i profumi stimolanti, richiama i passanti invitandoli ad entrare onde acquistare i prodotti tipici locali o anche solo per fare un piacevole spuntino. Ma, attenzione: è meglio evitare, per ragioni di sicurezza, le vie tutt’attorno, specialmente quelle poco frequentate.

Quindi, tuffandosi nuovamente nel flusso della Rambla, mentre ci si sofferma nei vari chioschetti, si giunge al famosissimo Gran Teatre del Liceu, dove è scritto, tra gli altri, il nome del grande Rossini e, ancora più avanti, il Teatre Principal, il più antico della città.



Senza neanche rendersene conto si giunge dinanzi al Museu de Cera, preannunciato dalla statua di un uomo seduto, assaggio della maestria delle opere ubicate all’interno.




Volgendo lo sguardo verso il mare, ormai a due passi, la figura di Cristoforo Colombo, che non è rivolta verso terra, da cui giungono i passanti ai quali, infatti, volge le spalle, sovrasta l’intera piazza, Plaça Portal de la Pau, come a voler annunciare il trionfale raggiungimento della meta.


E la meta è il mare, la cui magnificenza è onorata da un’architettura di pari imponente bellezza, sviluppata in maniera ampia ed articolata.

Non soltanto ci si arriva in un attimo, ma ci si passa sopra, attraversando il ponte di legno che conduce alla colossale struttura, nonché centro commerciale, Mare Magnum da cui si possono osservare, piacevolmente accarezzati da una dolce brezza marina, le altre stupefacenti strutture intorno: l’Acquario, il porto con le sue grandi navi da crociera, gli antichi e fieri velieri, le statue galleggianti, le grandi e piccole barche e i gabbiani, a loro modo sfacciati e vanitosi.

L’ora di cena è arrivata e l’appetito, stimolato anche dalla lunga passeggiata, ci ha spinti a guardarci attorno. L'istinto ci ha condotti verso una Steak house, in fondo alla Rambla,  “Arrosseria Y Brasería Portal de la Pau” dove, dopo essere stati gentilmente accolti, abbiamo deliziato il palato consumando ciascuno un pollo picanton a la brasa (una qualità di pollo, molto piccolo e giovane, cotto alla griglia). Cucinato al momento, viene servito bollente in un apposito grande piatto-teglia che lo mantiene caldo fino all'ultimo boccone, accompagnato da gustose patate e qualche piccolo peperone verde. Il locale, estremamente pulito, sia dentro che fuori, è gestito da personale molto cordiale e attento, ma mai invadente. Il prezzo del piatto completo è Ꞓ 14,90. Quindi in tre, considerando anche le bevande, abbiamo speso Ꞓ 53,00. Torneremo senz’altro. 

Per tornare a Rubí, ormai troppo stanchi per ripercorrere la Rambla a piedi, abbiamo utilizzato la metro L3 (direzione Trinitat Nova), fermata Dressanes, proprio alla fine della Rambla che, con solo due fermate ci ha condotto a Plaça de Catalunya. Senza fuoriuscire, siamo passati alla linea del treno S1 (direzione Terrassa). Dopo le solite 13 fermate, buona parte delle quali sotterranee, e 35 minuti di viaggio, siamo rientrati in albergo, praticamente distrutti.

Ma le sorprese non sono finite. In televisione, con nostro grande stupore, abbiamo assistito alla messa in onda, su Tele Dos, di due episodi della serie televisiva italiana "Il Commissario Montalbano", regolarmente doppiato. In Italia viene trasmesso dal 1999 e, francamente, con tutto il rispetto per l'autore, il pregiatissimo Camilleri, per l'attore protagonista, il grande Luca Zingaretti e per lo stimatissimo regista Alberto Sironi, è impensabile si possano guardare gli stessi episodi ogni anno, per più di un decennio. Ma, sicuramente, mai mi sarei immaginata di guardarlo, ancora una volta, all'estero, in un'altra lingua. 

"Montalbano sono" è diventato "Soy Salvo"...

A mio avviso, nella versione spagnola si perde il naturale senso dell'umorismo dell'originale, soprattutto data l'intraducibilità delle battute in dialetto. Mentre il personaggio di Catarella, nonostante tutto, riesce anche così ad essere simpaticamente buffo nella sua goffaggine.






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