III – IV giorno: Trasferimento a Barcellona, zona Gràcia.
Ieri pomeriggio, 1 settembre, abbiamo lasciato il B&B di Rubí e ci siamo trasferiti a Barcellona, nella casa-vacanza presa in affitto, tramite l’applicazione Airbnb che, dopo mesi di spasmodiche ricerche su internet, mi è parsa la più attendibile e sicura. Diciamo che il rischio di truffa c’è sempre ma, utilizzando questa piattaforma, sia il locatore che il locatario sono maggiormente tutelati da tanti punti di vista. Certo, i prezzi degli affitti risultano più alti prendendo appartamenti come casa-vacanza e non in maniera tradizionale, come abitazione a medio-lungo termine, ma c’è il vantaggio di non dover fornire particolari garanzie, di non dover necessariamente avere un lavoro e/o un conto corrente in Spagna. Insomma, basta pagare anticipatamente e la casa è disponibile.
In un focus futuro, sicuramente, approfondirò questo spigoloso problema della casa, anche perché adesso staremo in questo appartamento per un mese, sperando di trovare, stando sul posto, una sistemazione più definitiva, almeno fino a luglio. Perciò, presto, dovrò cominciare la ricerca e, quindi, tasterò il polso della situazione.
Carrer de Balmes - dal nome del filosofo, sociologo, scrittore e teologo cattolico catalano Jaume Llucià Antoni Balmes i Urpiá - è un’importante via di Gràcia, zona piuttosto elegante e signorile di Barcellona. Come le altre grandi vie della città, oltre alle corsie per le automobili, ne possiede anche una preferenziale per gli autobus e i taxi, cosa che - insieme al fatto che gran parte degli spostamenti avvengono sotto terra, grazie alle innumerevoli linee di metro e treni - evita il congestionamento del traffico, tanto sofferto da chi abita nelle grandi città italiane, prima fra tutte Roma.
Nasce da Carrer de Bergara, taglia altrettanto grandi vie come la Ronda de la Universitat, Gran Via de Les Corts Catalanes, Carrer de la Disputació, C. del Cosell de Cent, C. d’Aragó, C. de València, C. de Mallorca, C. de Provença, C. del Rosselló, C. de Còrsega, C. de París, l’immensa Avinguda Diagonal, C. de la Granada del Penedès, Travessera de Gràcia, C. de Marià Cubí, C. de Laforja, C. dels Madrazo, C. de Sant Eusebi, si incrocia con Via Augusta a Plaça de Molina, per proseguire ancora e tagliare altre grandi strade come C. de Copèrnic, la Ronda del General Mitre, C. de Castanyer e terminare nell’Avinguda del Tibidabo. Viene considerata la via centrale del Quartiere Eixample, dividendolo in Dreita de l’Eixample e Esquerra de l’Eixample.
Farò un focus su questa zona non appena l’avrò visitata in maniera più approfondita.
Per ora posso dire che il Passeig de Gràcia, di cui ho potuto godere oggi, è una strada ricca in tutti i sensi.
Ricca di arte, in particolare di architettura modernista: di Antoni Gaudí con la Casa Milà (o La Pedrera) e la Casa Batló, di Lluís Domènech i Montaner con la Casa Lleó Morera e La Casa Fuster, di Josep Puig i Cadafalch con la Casa Amatler.
Ricca di boutiques dei più grandi stilisti del mondo, la maggior parte dei quali, ovviamente, italiani: Versace, Prada, Ferragamo, Valentino, Armani, Gucci, e poi, ovviamente, non poteva mancare Bulgari con la sua prestigiosa gioielleria.
La passeggiata, poi, si è spostata lungo vie meno sontuose, ma non per questo meno seducenti, proprio perché più caratteristiche, tranquille e, soprattutto, pedonali perciò stesso più rilassanti. Senza una meta prefissata, siamo giunti – per queste vie è il destino a fare da guida, basta lasciarsi trasportare – nella rettangolare, suggestiva Plaça de la Vila de Gràcia, conosciuta anche come Plaza de Oriente, che ruota attorno all’alto campanile di 33 metri, una torre ottagonale con un elegante orologio, al cui apice la mitica “Campana delle Grazie” domina l’intera piazza. Inutile dire che è di una bellezza quasi imbarazzante, oltre che per i tavoli dei bar, perennemente occupati, rendendola viva, pulsante, anche per il caratteristico edificio azzurro, in stile eclettico, abbellito da due lampioni e dallo stemma della città in ferro battuto.
In tarda serata, dopo l’estenuante camminata, ci siamo rilassati sul divano a guardare la televisione e, con enorme stupore, ci siamo imbattuti – neanche a dirlo - nella fiction italiana, ovviamente doppiata, “I bastardi di Pizzofalcone” che, sommandosi al Commissario Montalbano e a Don Matteo, intravisto oggi prima di uscire, mi fa concludere che, molto probabilmente, agli spagnoli piace il cinema e la televisione italiani, in particolare le fiction. E, su questo, siamo sicuramente d’accordo, ritenendoli io stessa di altissimo livello!