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VI – X giorno: Barceloneta

In questi giorni, a più riprese, finalmente – da anni esprimo il desiderio di andare a vivere in una città sul mare - abbiamo frequentato la spiaggia di Barcellona, la Barceloneta

Dopo aver fatto gli abbonamenti mensili – nel nostro caso, data la lunga permanenza, assolutamente convenienti – spendendo Ꞓ 40,00 a testa, con il treno preso a Gràcia, siamo giunti a Plaça de Catalunya per poi raggiungere, a piedi, la vicina Plaça d’Uriquanona. Una volta entrati nella metro L4, dopo la sola sosta Jaume, siamo scesi alla fermata Barceloneta. Da lì, seguendo la scia di gente, abbiamo percorso il Passeig de Joan Borbó, che è una sfilata tra gli eleganti yacht sulla destra e i numerosi ristoranti, sulla sinistra, delle più svariate tipologie e nazionalità, i cui titolari, come le sirene di Ulisse, richiamano i passanti affinché scelgano il proprio locale onde riempire lo stomaco ed alleggerire le tasche. C’è di tutto, dal localetto tipico catalano al moderno e convenzionale fast food internazionale. 

Il Passeig de Joan Borbó si apre nell’immensa Plaça del Mar in cui i viandanti sono accolti da due sculture in bronzo, a loro modo originali: “Una habitació donde siempre llueve” di Juan Muñoz del 1992, costituita da una gabbia metallica occupata da cinque figure bronzee, nessuna delle quali rivolta verso l’esterno e “Homenaje a la natación” di Alfredo Lanz del 2004, scultura astratta che simboleggia il nuoto nelle sue varie specialità. Dall’incantevole piazza, guardando il mare, sia a destra che a sinistra, partono due viali, delimitati da graziose palme, invasi da pedoni delle più svariate etnie, da ciclisti, da skaters sfreccianti e dai risciò, rigorosamente guidati da pakistani intraprendenti che, sfrontatamente, puntano ed esortano i turisti a fare un giro. Il viale alla destra della piazza conduce al porto dove spicca un grandioso palazzo - in realtà è un albergo - a forma di vela. La scelta è ricaduta sul viale a sinistra, andando incontro alla gigantesca Balena di metallo, “El Pez” dell’architetto Frank Gehry del 1992, che, con la luce del sole, vira da argentata a dorata. L’impressione che si ha, passeggiando, è quella di trovarsi su un lungomare americano, tipo a Miami.

 Il giorno seguente siamo tornati, ma con l’autobus V15, avendo una fermata giusto di fronte al portone di casa e il vantaggio di poter arrivare direttamente sulla Plaça del Mar. Essendo domenica, Barceloneta brulicava di turisti ma, ciononostante, abbiamo deciso, nonostante la sana abitudine di evitare gite domenicali al mare, di avventurarci e, addirittura, di farci accalappiare da uno di quei ristoratori avidi di turisti e smaniosi di svuotare le loro tasche. Ebbene, abbiamo scelto – non è stato lui a sceglierci – uno dei più bizzarri, eccentrici e buffi dei pescatori di turisti, ben consapevoli che il rischio di mangiar male, spendendo tanto, fosse altissimo. E invece ci siamo sbagliati. Abbiamo mangiato molto bene e speso poco, scegliendo un menu con pesci fritti e paella di pesce e l’altro menu, oltre alla paella, calamari alla romana, per Ꞓ11,95 ciascuno. Ultimo azzardo è stato quello di ordinare due espressi che, devo ammetterlo, non erano niente male! La mancia è praticamente obbligatoria, infatti il cameriere pakistano, subito spacciatosi per napoletano, ce l’ha esplicitamente chiesta, notando che avremmo pagato con la carta. 

Altro aspetto positivo del lungomare, oltre alla disarmante bellezza, è la presenza di servizi pubblici non a pagamento, così come il wifi, oltre alla possibilità di fare, in diversi punti, allenamento fisico utilizzando attrezzature specifiche disponibili per tutti. 

Altra cosa che mi ha colpito, giungendo in spiaggia – quella di fronte alla Plaça del Mar si chiama Playa de San Sebastian, seguita da Playa de Sant Miquel – è la presenza dei cartelli con scritto “Playa sin humo” o “Platja sense fum” che, in un primo momento, mi hanno piacevolmente sorpresa, poi fatto sorridere poiché nessuno rispetta quel divieto. Anzi, stando sdraiati sulla sabbia o passeggiando per una qualunque delle vie di Barcellona, si viene letteralmente inondati dal fumo di marijuana. Persino stando in casa, l’aroma di erba entra dalle finestre, da qualche balcone limitrofo o semplicemente dalla strada.



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