La leggenda del drago di Terni
Un terribile drago, chiamato Tiro o Thyrus, viveva nei terreni paludosi, nei pressi della località detta "La chiusa", e spaventava la popolazione, costringendola a respirare perennemente il fetore emanato dal suo alito. Ma anche i più temerari, interpellati dal Consiglio degli Anziani, si rifiutarono di affrontarlo. Ad un certo punto, però, si offrì volontario un baldo giovane ternano, appartenente alla nobile famiglia dei Cittadini. Il drago, che dapprima dormiva beato, all’improvviso si svegliò e gli balzò contro. Il ragazzo sembrava ormai spacciato, quando un riflesso della luce solare, infranta sulla sua splendente armatura, accecò il drago che non poté salvarsi dalla lancia che gli trafisse, a morte, il cuore. Tutta la cittadinanza assistette alla vittoriosa battaglia del cavaliere il quale, immediatamente, divenne l’eroe salvatore, festeggiato per lunghi giorni e premiato, per le sue gesta, con l’assegnazione delle stesse terre appartenute al mostro.
È per questo motivo che lo stemma della città è costituito da un drago e sullo stendardo vi è scritto “Thyrus et amnis dederunt signa Teramnis” (“Tiro e i fiumi diedero le insegne a Terni”).
Spesso le leggende nascondono una parte di verità. Infatti, il drago rappresenta la malaria che devastava il territorio ternano, caratterizzato da terreni paludosi generati dalla cospicua presenza di corsi d'acqua, come i fiumi Velino e Nera, e il torrente Serra. Mentre il giovane rappresenta la bonifica degli stessi, con la conseguente sconfitta della malaria.