Immemore rimpiango
il perduto tempo
e rido dei miei goffi amori,
tristo per quelle cupe sere
di rimpianti tristi
e di parole al vento.
Né Leopardi, né Foscolo
o Montale mi dettarono
un felice sonno,
né il sole accecante
a Ferragosto.
Rimasi inerte e vuoto
rimembrando
i suoi occhi simili
a pervinche
ed i capelli come
il biondo grano;
qual serpente insoddisfatto
sul letto mi contorco
in spire afferrando il vuoto.
Deh! Che sarà mai
una vita spenta
a fronte delle stelle
e l'universo?