FOCUS: LA SAGRADA FAMÍLIA, UN VIAGGIO NELLA PROPRIA INTERIORITÀ
È, forse, l’unica Basilica al mondo che, una volta varcata la soglia, ti mette a nudo. È così. Ti spoglia, senza che tu possa farci niente, lasciando la tua anima, di colpo, disadorna. Essenziale.
Dall’esterno è paragonabile al nostro corpo: ornato, decorato, ma anche segnato, scolpito dalle personali, esclusive storie vissute. Vicende raccontate, come quelle immortalate nella pietra. Questo è la Basilica: il Vangelo scolpito. Il racconto della vita di Gesù. Quindi, dell’intera umanità.
La Facciata della Natività, una delle due laterali, da cui provvisoriamente si entra, trabocca di elementi simbolici. Narra la vita del Messia dal divino concepimento nel grembo di Maria, mentre il tragico epilogo è raffigurato su quella opposta, la Facciata della Passione, in stile totalmente diverso. Intanto perché non eseguita dallo stesso Gaudí - fece in tempo a vedere ultimata solo quella della natività e una delle quattro torri - bensì dall’architetto Josep Maria Subirachs, il quale ha ammirevolmente sacrificato il proprio estro per portare a termine l’originario, geniale, progetto del sommo maestro.
La Facciata della Passione, come quella della Natività, presenta tre portali dedicati rispettivamente alla Fede, alla Speranza e alla Carità. Le statue sono volutamente squadrate, dalla linea tagliente, come tagliente è la narrazione di cui sono testimoni: il Calvario di Cristo, il suo sacrificio fino alla Resurrezione, simbolo di speranza e prova che la sofferenza, in fondo, non è altro che un passaggio necessario, inevitabile, per giungere alla salvezza. Ogni uomo, infatti, nella propria esistenza, deve sperimentare, almeno una volta, la sua Via Crucis, che può essere all’inizio, nel mezzo o alla fine del percorso, senza potersene sottrarre. È un passaggio obbligato. E la salvezza arriva. Sempre. Ma soltanto se c’è un autentico pentimento, come lo è stato per il ladrone crocifisso accanto al Signore.
La facciata che, secondo il progetto dell’artista, presto – si presuppone dal 2026 - diventerà l’ingresso principale alla Basilica, quella che è rivolta verso il mare - in un certo senso verso l’infinito - è la Facciata della Gloria, attualmente non visibile dall’esterno. Solo la parte interna è ammirabile in tutta la sua commovente, liturgica bellezza, perché segnata dal più alto ed educativo lascito di Cristo: la preghiera del Padre Nostro in ogni lingua del mondo. Pertanto fruibile da ogni uomo sulla terra.
A differenza delle facciate, traboccanti di storia - passata, presente e futura - l’interno, pur sempre simbolico, è essenziale. Possiede l’inspiegabile potere di spingere al raccoglimento interiore, alla misteriosa unione con la propria spiritualità, fino all’inevitabile pentimento. Come ci sia riuscito Gaudì potrebbe essere un mistero per uno scettico – eppure sono convinta che, anche nei cuori più duri, vengano pizzicate certe corde - ma, per un credente, di qualunque religione, è assolutamente spiegabile e, soprattutto, rappresenta la prova dell’esistenza del Genio Divino. Di quel Dio Supremo che, infiltrandosi nelle menti e nelle anime degli esseri umani aperti e pronti a riceverlo, si manifesta nei più svariati modi e linguaggi. E ciò che più spicca - guardandosi attorno ed apprendendo che niente è lì per caso, senza criterio e senza calcolo - è la genialità di un artista, per certi versi sovrumano, per altri solo strumento di una sublime mano. Un riflesso, appunto, di quel Genio Supremo.
Il gioco di luci che penetrano all’interno, attraverso una miriade di vetrate colorate, su cui sono incisi i nomi degli esseri umani più vicini alla santità, rende la Basilica viva. Mutevole. Sempre diversa, a seconda dell’ora del giorno, del mese, della stagione, del tempo meteorologico.
La protagonista assoluta è lei, la luce, che è essenza. Arte stessa. È, in un certo senso, il respiro vitale della Chiesa e chi entra non può che diventare parte di quel respiro cosmico e subirne – sì, la subisce, senza scampo – la disarmante emozione. Filtra tra le colonne, leggermente inclinate, come in un bosco incantato, poiché esse hanno la forma di alberi i cui rami, in alto, come delle possenti mani, sostengono l’intera struttura.
All’improvviso, il suono celestiale ed avvolgente dell’organo, prepotentemente, irrompe, impossessandosi dello spazio. Piangere è il solo modo per dare sfogo a tanta, inaspettata, emozione. In quel momento, in quel preciso momento, comprendi perché quello è il luogo del pentimento. È il posto in cui tutto - peccati compresi - diventa trasparente, rivelato. Dio sa, ma accoglie, perdona, purifica. Però, al tempo stesso, affida la più grande responsabilità. Quella di proseguire il cammino con la rigenerata consapevolezza di dover vivere fino in fondo il dono concesso. Unico, perfetto ed enigmatico, come la Basilica di Gaudí.
Dalla Sagrada Familía non si può che uscire trasformati: prima ridimensionati, poi purificati e, infine, dilatati verso realtà superiori. Tanto quanto è profondo il viaggio interiore. Tanto quanto è abissale il tuffo nei fondali della propria essenza.