Fratture da stress
Per frattura da stress si intende un insieme di microtraumi dati da ripetute sollecitazioni a cui è sottoposto l’osso interessato, più frequentemente a livello degli arti inferiori.
Infatti, è per lo più riscontrabile fra gli atleti che corrono o saltano, come i maratoneti, i giocatori di basket, i ginnasti, i ballerini, ma anche i canoisti e i soldati sottoposti a lunghi periodi di marcia.
Viene anche definita “stress da sovraccarico funzionale” proprio perché è la conseguenza di ripetute sollecitazioni sul sistema scheletrico, laddove i muscoli non riescono ad assorbire tali continui contraccolpi. Ciò che avviene all’interno dell’osso non è come nella frattura vera e propria, conseguenza di un trauma acuto, ma una serie di microfratture che determinano una “fissurazione” all’interno della quale si formano degli edemi dati, appunto, dall’infiammazione, fino alla rottura definitiva, se non diagnosticate in tempo, con conseguente formazione del callo osseo.
Il campanello d’allarme è il dolore. Un dolore persistente e invalidante, ben localizzato che, soprattutto all’inizio, può essere scambiato per qualcos’altro, ad esempio a livello muscolare o tendineo. Oltretutto, sospendendo l’attività fisica, esso sembra scomparire ma, non appena l’atleta riprende regolarmente i suoi allenamenti, il dolore si ripresenta ancora più intenso e costante, fino ad essere avvertito anche a riposo, persino durante la notte.
La prevenzione resta sempre la prima arma da mettere in campo, attraverso vari accorgimenti:
La seconda arma è rappresentata dalla diagnosi precoce che individua il trattamento specifico per questo tipo di affezione, accorciando di molto i tempi di guarigione e, soprattutto, diminuendo lo stress psicologico causato dalla persistenza del dolore, dall’allontanamento brusco e forzoso dall’attività sportiva e dalla paura di non poter più riprendere l’allenamento.
L’unico esame diagnostico in grado di rilevare questo tipo di affezione è la risonanza magnetica che, oltretutto, ha il vantaggio di non esporre il paziente a radiazioni ionizzanti.
Terza arma è la terapia, rapportata al grado di lesione:
Le onde d’urto, assolutamente prive di effetti dannosi, hanno il potere di accelerare il processo di guarigione agendo sull’attività metabolica delle cellule ossee e sulla crescita dei piccoli vasi sanguigni. Questo tipo di terapia, non invasiva, viene praticata ambulatorialmente e, di solito, si avvale di poche sedute.
Purtroppo, ad oggi, il vero problema resta quello del ritardo nella diagnosi di frattura da stress.
In fondo, basterebbe focalizzarsi sul tipo di attività fisica esercitata dall’atleta il quale, spesso, stremato dal dolore e dalle continue recidive dello stesso, non trovando una soluzione efficace e definitiva, si sente costretto ad abbandonare l’attività sportiva o artistica a cui si dedica, con estremo sacrificio, probabilmente da anni, con conseguente avvilimento psichico, fino ad uno stato di vera e propria depressione.